C'è, soprattutto, qualcosa che perlomeno all'inizio rende questa ricetta non necessariamente allettante ma più curiosa: un tono allegramente disinibito (l'autore ha sempre dichiarato che il tutto non è simulato; e talvolta si vede), la volontà di non svicolare nel porno (i dettagli non sono mai ipocritamente annebbiati, ma nemmeno esibiti), il desiderio di sfociare con quel notevole assortimento di nevrosi nella nostalgia, la solitudine ed una sorta di militantismo nella franchezza probabilmente sincero.

Rimane il fatto che la traballante costruzione drammatica nata (e si vede) da una specie di work in progress con attori ingaggiati volontariamente via stampa, uno sguardo cinematografico che fatica a staccarsi dal realismo per abbordare lidi più meditati se non proprio poetici, finisce per rendere il tutto prevedibile. E non proprio, sia chiaro, eccitante.